Sunday, August 23, 2009

Un figlio di un politico giustiziato dalla Repubblica islamica!



  • Ciao il mio nome e' Iman Shirali, Ho 27 anni. Sono nato nel 1982. Sono figlio di una persona giustiziata, un prigioniero politico che è stato giustiziato in pubblico nel 1361 (1982) in Amol (una città nel nord l'Iran), insieme ad altre 22 persone. Il loro unico crimine era che erano contro il regime iraniano. Quando si parla degli anni 60 (gli anni 80 caledario europeo), molti ricordano il massacro di Khomeini e di quelli contro il regime verificato al'epoca. Ci potrebbe essere un piccolo numero di persone che vuole ritornare a quei tempi, potrebbero pensare che sarebbe bello.
Non sono mai uscito e gridare "ridatemi il mio voto". Sai perché? Perché ho sempre pensato che se dovessi gridare, urlerei ridatemi mio padre, la mia infanzia, la mia gioventù. Il giorno che ho detto le mie prime parole, mio padre non c'era. Quando sono andato a scuola, quando mi sono diplomato, quando mi sono innamorato per la prima volta, mio padre non c'era. Non sono riuscito a parlare con lui, giocare a calcio con lui ... Credo che queste siano le cose che la mia generazione desidera riavere. Non ho votato, e io non voto. Non voglio avere nella mia carta identita', accanto a mio nome, Iman Shirani figlio di Iraj; il timbro del regime. Ne tanto meno voglio avere a fianco del nome di mio padre, il timbro del regime che in una fredda giornata invernale di Bahman nel 1361 (gennaio del 1982), lo ha giustiziato. Il nome di mio padre e gli altri come lui non possono essere affiancate al timbro e al nome di questo regime. Avevo solo pochi mesi quando la maggior parte della mia famiglia, dopo essere stata attaccata nella loro casa, e' stata presa e incarcerata nella prigione di Evin perche' erano contro il regime.

La maggior parte dei miei familiari, come mio papà, mamma, zia, i miei nonni materni e molti altri sono stati arrestati e portati in prigione perché non desideravano il regime iraniano.

Mi auguro che la scienza della psicologia di infanzia si avanzi al punto che si possa fare ricerca e analizzare i sentimenti e il pensiero di un bambino di pochi mesi, dopo che la sua casa è stata attaccata e le barbarie che i membri della sua famiglia hanno subito.

In ogni caso, mia sorella ed io, dopo che i nostri genitori sono stati arrestati; abbiamo incominciato a vivere con i nostri nonni. Al momento, le donne nella stessa cella di mia madre, che non avevano nessuno per prendere cura dei loro figli, hanno portato i bambini nel carcere con loro. Molti hanno anche dato luce a loro figli in carcere. Pensateci, in Iran esiste una generazione, che quando gli si chiede il loro luogo e l'anno di nascita, risponde 1360, 1361 (1981 o 1982) - nel carcere di Evin.

Più tardi mio nonno mi ha parlato di lui e le torture che mio padre ha subito quanto era in carcere. Venivano fustigati uno davanti all'altro e venivano chiesti di confessare. Mi ha raccontato come quando venivano colpiti, ridevano di loro e gli offendevano. E, infine, mio padre e gli altri sono stati giustiziati senza consentire a loro di difendersi, senza un avvocato e un processo. Giustiziati in giro di pochi minuti. Gilani è stato il giudice e Assadollah Lajevardi era il procuratore di un ingiusto processo dove mio padre insieme ad altri 22 erano accusati di aver commesso il crimine di "Moharebe" (lotta contro il dio) e essere stati Mofsede fel Arz (corrotti sulla terra). Più tardi ho saputo che se un qualcuno degli imputati aprivano bocca per parlare, sarebbero azzittiti dagli Hizbollahi presenti al processo con il canto di Allaho-Akbar (Dio è grande), Khomeini Rahbar (Khomeni è il nostro leader), morte a traditore, morte a Moharebe. Il verdetto per mio padre è stato annunciato in presenza della sua famiglia. Il 5 di Bahman 1361 (gennaio del 1982) insieme a 22 dei suoi amici che erano tutti contro il regime, sono stati giustiziati in pubblico. Io avevo solo 9 mesi di età al momento. I loro corpi furono sepolti nello stesso luogo, che è simile alla terra di Khavaran a Teheran, un luogo come una giungla / foresta. Al momento, le famiglie di persone giustiziate non erano consentite di fare una cerimonia. Mia nonna mi ha raccontato storie su come all'inizio, quando andava a visitare la tomba di mio padre; gli Hizbollahi e gli agenti in borghese la attaccavano la frustavano con il ramo d'albero della stessa foresta dove mio padre è stato sepolto.

Nonostante tutto questo, mia nonna ci andava e ci e' andata sempre una o piu' volte al mese. Viaggiava da Tehran a Amol e ci portava con lei. E, infine, quando e' morta nel 1380 e per la sua richiesta fu sepolta nello stesso cimitero del mio padre.

Negli ultimi 27 anni, per me la parola padre e' equivalente ad "esecuzione". Sono stati 27 anni da quando la mia famiglia ed io abbiamo perso qualcuno, morto non in un incidente d'auto o dal cancro. Abbiamo perso mio padre con il proiettile di questo regime in pochi secondi e solo perché era contrario al regime. In lingua Farsi il termine "morto di padre" è considerato come un insulto. Negli ultimi 27 anni ho vissuto con questa parola. Negli ultimi 27 anni ho vissuto con il dolore di mia madre nei suoi occhi, il dolore del suo marito morto.

Ora so cosa dire, in risposta ad un quesito che mi e' stato posto da piccolo. "Iman cosa vuoi diventare quando sarai grande?" Rispondo: in primo luogo, un attivista contro la morte, contro la tortura, un liberale, un attivista contro lo stupro. Qualcuno che, come tutti gli altri bambini dei prigionieri politici giustiziati, vuole vedere processati, i colpevoli ed i responsabili di tutte queste esecuzioni e torture. Il movimento che oggi e' iniziato in Iran, è il movimento della mia generazione e le generazioni dopo di me, che odia la durezza del regime nel corso degli ultimi 30 anni. Una generazione che sta portando un grande dolore sulle spalle, che esce per la strada il suo grido di dolore. Prometto, fino a quando non si scarica questo dolore, niente la puo' fermare, ne la tortura, ne lo stupro, ne la soppressione, ne i gas lacrimogeni o lo spray a pepe. A dire la verità, io oggi sono per avere un processo giusto per i responsabili. Per me anche il Sig. Khamenei deve avere un avvocato e deve essere messo in grado di difendersi. Tuttavia, vogliamo mettere lui e tutte altre autorita' al processo per tutti i crimini che hanno commesso nel corso degli ultimi 30 anni. Oggi il movimento è un movimento contro la morte, la tortura, la lapidazione, contro ottenere confessioni e Tavabs (spiare i prigionieri politici), contro la carcerazione dei prigionieri politici.

Quando hanno giustiziato mio padre; non c'era Facebook, Twitter, YouTube o i canali satellitari. Non molte persone hanno potuto sentire la voce della generazione di mio padre. Ho fatto questa piccola cosa, per chiedere alla mia generazione e quella dopo di me, che sanno tante cose, di avere più coraggio e di parlare delle esecuzioni, degli stupri e delle torture. Mi riferisco in particolare a quelli nella stessa situazione mia. Non lasciate che i nostri cari che hanno sacrificato le loro vite, rimangono senza identità. Il tempo di strangolamento, quando eravamo costretti a nascondere la ragione di morte dei nostri genitori prima di iscriversi a scuola, è passato. Siamo gli stessi ragazzi che hanno cercato, giorno e notte, di trasformare in piccoli Imam Zaman (l'ultimo dei 12 imam dei shiiti che secondo la filosofia shiita, si e' assentato 1400 anni fa e deve riaparire per salvare l'umanita). Siamo gli stessi ragazzi hanno cercato di tenere in silenzio con la soppressione, che hanno impedito di avere un lavoro e che ci hanno portato verso la droga. Ma oggi ci siamo trasformati in leaders di un grande movimento di lotta contro la tortura e di esecuzione, e continueremo il nostro movimento fino alla vittoria. Faccio a tutti i miei migliori auguri.

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