«In rete cercando Revolutionary road tra censura e divieti» - Intervista a Saeed, blogger
Sono tanti i camuffamenti di Saeed. Nell’album del suo profilo su Facebook si vede lo stesso ragazzo con le guance e le ciglia lunghe in molte pose e fogge: con i capelli lunghi e ricci, corti e decolorati, dritti per il gel. Saeed è anche su Twitter e ha sempre il suo blog, Revolutionary Road, tradotto in più lingue tra cui l’italiano. Ha molti amici in Italia e risponde volentieri alle domande de l’Unità. È difficile tenere un blog in Iran? «Le uniche difficoltà sono i filtri di internet e le barriere di sicurezza. La velocità della comunicazione è molto bassa e sotto il controllo della società di telecomunicazioni. Poi c’è la tracciabilità e il controllo di intelligence. Se un sito blog o internet pubblica qualcosa contro il sistema o fa delle critiche un po’ più approfondite, l’autore rischia il carcere o la pena di morte». Qual è la posizione del clero sciita verso Internet? È cambiata nel tempo? «Il governo islamico dell’Iran ha posto gravi limitazioni anche all’accesso ai siti anti-islamici. Credo sia una strategia per mantenere la gente disinformata: più il popolo è informato, più i regimi sono in pericolo». Quando hai iniziato a navigare e perché hai deciso di aprire un blog? «Ho iniziato ad usare internet da studente, faccio blogging dal 2003, all’inizio pubblicavo i miei articoli e testi personali, ma poi ho cercato di lavorare sui diritti dei bambini, delle donne e dei lavoratori. Nel 2005 sono stato arrestato per aver fatto blogging e attività politica. Ho passato un lungo periodo nel carcere di Evin. Poi, espulso dall’università, ho cercato di pubblicare in diverse lingue le notizie e le attività dei giovani liberal nel mio weblog. Tanti amici mi sono stati lealmente vicini, e mi hanno aiutato nelle traduzioni e nelle questioni tecniche di internet. Questo nel clima oppressivo dell’Iran è diventato uno strumento di routine per la lotta del popolo iraniano contro la situazione esistente». Durante le proteste a Teheran dopo il voto sono circolati dubbi sulla tua scomparsa e anche sull’attendibilità del tuo sito. Come possiamo essere certi della tua identità? «Giusta domanda. Sono stato più volte arrestato, interrogato e incarcerato e la mia famiglia è sotto pressione, ma sono libero e vivo nascosto. Se dovessi avere dei problemi, sicuramente i miei amici vicini e altri attivisti politici in Iran ne darebbero notizia. Noi blogger non abbiamo sostenuto nessun partito né alcuna corrente religiosa. Non ci aspettiamo nulla da questo sistema, sappiamo che le elezioni in Iran non sono state democratiche. La nostra opposizione è contro la deviazione del popolo e offriamo il nostro sostegno per la rivoluzione e per il cambiamento umanitario e radicale. Nei giorni scorsi in seguito alla forte attenzione sulle notizie dell’Iran, tanti hanno cercato di pubblicare notizie false e strumentalizzare la volontà del popolo a proprio beneficio nei loro siti web e nelle varie pubblicazioni. Solo ciò che viene pubblicato sul nostro blog e sulle nostre pagine Facebook è attendibile e ci rappresenta. Al momento soltanto il blog Revolutionary Road e le pagine Facebook Saeed Valadbaygi e Saeed Valadbaygi II, sono da noi confermati come fonte ufficiale delle nostre notizie e dichiarazioni». rgonnelli@unita.it
10 luglio 2009 pubblicato nell'edizione Nazionale (pagina 25) nella sezione "Esteri"Versione in PDF
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