Sunday, November 15, 2009

Ultimi Aggiornamenti da “The Bridge” #6 (uscita 10 Nov. 2009)



  • >>Shadi Sadr riceve il premio Human Rights Tulip
Shadi Sadr, avvocato iraniano e ben nota attivista dei diritti delle donne, ha ricevuto il premio olandese Human Rights Tulip, prescelta dal Ministro degli Esteri olandese tra 116 candidati al premio provenienti da 63 paesi, per la sua intensa attività legale e giornalistica, per il suo impegno civile nelle battaglie per i diritti umani e contro la lapidazione.

Nel ritirare il premio, la Sadr ha sottolineato quanto sia necessario che la questione dei diritti umani in Iran diventi argomento dei negoziati internazionali accanto alla questione sul nucleare. Inoltre ha rivolto un deciso ed accorato appello ai paesi occidentali - inclusa la stessa Olanda quale nazione che ospita la sede del Tribunale Internazionale per i Crimini contro L’Umanità - affinchè venga istituito un tribunale internazionale che indaghi ed accerti e prenda provvedimenti rispetto alla sistematica violazione di tutti i diritti umani avvenuta in Iran. I crimini commessi e la brutale violenza perpetrata senza soluzione di continuità dalle autorità iraniane deve essere legalmente perseguita, afferma Shadi Sadr.

  • >>400 Nuovi detenuti nella prigione di Evin dopo le proteste del 4 Novembre
Nella ben nota prigione di Evin, a Tehran, è stato registrato l’ingresso di almeno 400 persone tra il 4 e ed il 6 Novembre, in occasione delle manifestazioni di protesta del 13 Aban. I “nuovi” detenuti sono stati trasferiti in gruppi da diverse stazioni di polizia o temporanei centri di detenzione. La maggior parte di essi è stata collocata nella nota sezione 209 di Evin e in isolamento nella sezione numero 7. Alcune informazioni trapelate tuttavia suggeriscono l’ipotesi che il numero degli arresti potrebbe essere maggiore, sebbene le autorità giudiziarie e le forze di polizia continuano a dichiarare che un numero esiguo di persone sia stato arrestato durante le recenti proteste.
  • >>110 Giornalisti Arrestati in 150 Giorni
Un recente rapporto di Reporters sans Frontiéres ha stabilito che in meno di 100 giorni sono stati arrestati circa 150 giornalisti in Iran, che di fatto è diventato il paese più rischioso in assoluto per operare come giornalista. L’organizzazione internazionale Reporters sans Frontiéres, nota per la difesa del diritto alla libertà di stampa nel mondo, ha redatto l’ allarmante rapporto in occasione dei recenti arresti di alcuni giornalisti avvenuti in Iran in occasione delle proteste del 4 Novembre. Tra essi Farhad Poladi, reporter dell’agenzia di stampa France, Nafiseh Zarekohan legato a molti giornali riformisti, e Negar Sayeh.

“ In meno di 150 giorni, dall’inizio delle proteste seguite alla rielezione di Ahmadinejad avvenuta il 12 giugno, 100 tra giornalisti e blogger sono stati arrestati e 23 sono ancora in prigione” si legge nel rapporto. Inoltre negli ultimi cinque mesi circa 50 giornalisti sono stati costretti a lasciare il paese, mentre quelli che sono rimastati sono sistematicamente sottoposti a minacce e pressioni da parte del regime. Nel rapporto annuale di Reporters sans Frontiéres l’Iran occupa la posizione più bassa tra i 175 paesi considerati rispetto alla libertà di stampa: il paese dove più è rischioso e meno sicuro essere e vivere da giornalisti.

  • >>Giovani Donne Arrestate e Trasferite in Luoghi di Detenzione Sconosciuti
Come è noto le manifestazioni di protesta avvenute il 4 Novembre 2009 hanno nuovamente scatenato la reazione brutale e violenta del regime e delle forze di polizia massicciamente schierate. La polizia ha caricato i manifestanti, lanciato lacrimogeni, colpito con manganelli, bastoni, caschi e moto. Ci sono stati feriti e soprattutto massicci arresti. A dispetto dell’ondata di polemiche che l’ennesima dimostrazione di violenza contro civili e manifestazioni pacifiche ha provocato tra i paesi dell’occidente, il regime iraniano persegue la sua politica di arresti indiscriminati contro giornalisti, attivisti e dissidenti politici. Stando a notizie raccolte a Bahar Street, a Tehran, molti manifestanti – giovani donne arrestate – caricati su un autobus, sono stati trasferiti in una località sconosciuta. Molte ragazze sono state arrestate nei dintorni di Hafte Tir e Valiasr e non si ha notizia del luogo di detenzione, mentre altre sono state trasferite nella sezione 209 del carcere di Evin. Considerati i ben noti e terribili precedenti di abusi e violenze a danno dei giovani prigionieri, cresce considerevolmente la preoccupazione per lo stato di salute di queste donne.
  • >>109 Arresti secondo il rapporto ufficiale della Polizia iraniana
Gli arresti effettuati in occasione delle proteste del 4 Novembre 2009 sarebbero, stando alle dichiarazioni ufficiali del portavoce delle forze di sicurezza Rajabzadeh, circa 100 di cui 62 sarebbero le persone detenute in attesa di processo mentre le altre sarebbero state rilasciate dopo gli interrogatori.

  • >>Un'altra Kahrizak….Cosa accade nel centro di detenzione di Khorin a Varanim?

Desta notevole preoccupazione la situazione di moltissime ragazze e giovani donne arrestate durante le manifestazioni del 4 Novembre e trasferite in luoghi di detenzione sconosciuti, fuori dal raggio di azione di attivisti e supervisori per i diritti umani. Si affaccia l’ipotesi che questi arresti siano stati preventivamente pianificati dalle autorità, vista la repentina smentita da parte delle forze di polizia in merito all’arresto di molte donne. Una smentita che suona ancora più sospettosa se si considera che tra le 100 persone arrestate il 4 novembre la maggioranza di esse è costituita da giovanissime.

Stando a diverse notizie, la maggior parte delle donne arrestate sono state trasferite nella famigerata prigione di Khorin, vicino Varamin, tristemente nota per terribili crimini ed abusi: una seconda Kharizak. Inoltre ad avvallare simili notizie contribuisce il trasferimento di molti detenuti “regolari” di Khorin nella prigione di Evin per far spazio ai nuovi arrivi.

In ultima analisi le preoccupazioni per il trasferimento di manifestanti nel centro di detenzione a Varamin sono state indirettamente confermate da Sohrab Soleymani, capo delle prigioni di Teheran. Mr. Soleymani ha riferito all'agenzia di stampa Mehr, che "Khoreyn" è un centro di detenzione utilizzato esclusivamente per “crimini generici” in cui sono coinvolti unicamente individui “della zona". Ha affermato inoltre che al momento sono registrate 40-50 criminali di sesso femminile nel centro e che nessuno di loro è stato arrestato il 4 novembre.
  • >>Le famiglie dei prigionieri politici protestano contro le disumane condizioni delle carceri
Accorata e veemente lettera di protesta di alcune famiglie dei circa 50 prigionieri politici - ancora detenuti dalle proteste post elettorali di giugno - sulle disastrose condizioni del carcere di Evin. In particolare le sezioni numero 7 ed 8 dove è confinata la maggior parte di essi. Senza considerare che molti prigionieri in seguito alle legittime proteste per le precarie condizioni di vita della prigione, sono stati in tutta risposta mandati in isolamento.

La lettera denuncia l’assoluta mancanza delle basilari norme igienico-sanitarie, la mancanza di letti per cui molti detenuti sono costretti a dormire nelle sale della sezione. Le celle sono anguste, consentono meno di mezzo metro quadrato di spazio a ciascun detenuto. Inoltre come se non bastasse, il confinamento nella sezione 8 di Evin, è un ulteriore tentativo di fare pressione psicologica sui detenuti: la sezione in questione è infatti notoriamente destinata a detenuti colpevoli di omicidio o traffico di droga. Dall’inizio delle proteste post elettorali, il regime ha arrestato più di 4.000 persone. Più di temila sono state rilasciate solo su cauzione.

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