Sunday, November 15, 2009
Ehsan Fattahian è stato giustiziato dalla Repubblica Islamica dell’ Iran……
Non Ho Mai Temuto la Morte
Gli ultimi barlumi del sole al tramonto
Mi mostrano il sentiero sul quale scrivere
Il crepitio delle foglie sotto i miei passi
Mi sussurra “lasciati andare
e riscoprirai il cammino verso la libertà”
Non ho mai temuto la morte. Persino adesso, mentre sento la sua presenza accanto a me, voglio assaporarla e riscoprirla. La morte, la più antica compagna di questa terra. Non voglio, tuttavia, parlare della morte. Voglio spiegare le ragioni che vi sono dietro. Nella situazione in cui l’essere puniti è l’unica risposta che riceve chi chiede libertà e giustizia, come si può temere il proprio destino? Quelli tra “noi” che sono stati condannati a morte non hanno altra colpa se non quella di aver cercato di costruire un mondo migliore.
Sono nato a Kermanshah, la città che chiamano la “culla della civiltà”. Crescevo e prendevo coscienza delle profonde ingiustizie e della discriminazione che regnavano. Ingiustizie che mi toccavano non solo come singolo individuo ma come parte del genere umano. Ho percorso migliaia di strade e preso diverse direzioni nel cercare risposte e scoprire le ragioni di tanta ingiustizia. Sono diventato un combattente Komeleh per ritrovare la mia identità rubata. Prima di allora non mi ero mai separato dalla mia prima casa, e una volta, solo per pochi istanti vi ho fatto ritorno. Volevo ritrovare un po’ del mio passato, dei miei ricordi. Durante una delle mie saltuarie visite mi hanno trovato. Mi hanno arrestato, mi hanno sbattuto in cella. L’ accoglienza che i miei “rapitori” mi hanno riservato fin dal primo giorno, mi ha convinto che avrei percorso la stessa trafila di quelli che mi avevano preceduto. Mi aspettava la stessa sorte di quanti erano stati lì prima di me: torture, accuse fabbricate ad arte, un processo farsa, un verdetto ingiusto e politicamente manovrato, ed alla fine la morte.
Dopo essere stato arrestato il 20 Luglio 2008 a Kamyaran, sono stato portato all’ ufficio locale del Ministero dell’ Intelligence. Alcune ore più tardi, mentre ero stato bendato e legato - non riuscivo a veder nulla o a fare il minimo movimento – qualcuno che si è presentato come sostituto procuratore, ha iniziato ad interrogarmi. Erano domande irrilevanti, vere accuse già preconfezionate ( vorrei ricordare che è assolutamente illegittimo eseguire interrogatori al di fuori di sedi giudiziarie). Era solo il primo di una lunga serie di interrogatori che avrei dovuto sostenere. Quella stessa notte fui portato alla sede provinciale del Ministero a Sanandaj, dove mi aspettava la vera sorpresa che mi avevano riservato: una cella lurida con un bagno disgustoso e lercio. Le coperte non venivano lavate da anni. Questo fu l’inizio di tre mesi trascorsi percorrendo un corridoio dalla mia cella alla stanza degli interrogatori e viceversa, mentre venivo sistematicamente picchiato. I rispettabilissimi interrogatori erano così ansiosi di ottenere promozioni o guadagnare di più che mi hanno accusato delle cose più bizzarre ed impensabili. Hanno usato ogni mezzo a loro disposizione per provare che avevo preso parte ad operazioni armate. Avrebbero potuto unicamente provare che ero stato membro del Komeleh e che avevo partecipato ad attività di propaganda anti regime. La sentenza, emessa durante il primo processo, che mi condannava a10 anni di detenzione era una prova sufficiente del fatto che mi era stato imputato un solo capo d’accusa. La prima sezione del tribunale rivoluzionario di Sanandaj mi ha condannato a dieci anni di detenzione da scontare nella prigione di Ramhormoz fuori il Kurdistan. L’ establishment iraniano ha sempre favorito una politica di accentramento, ma nel mio caso, apparentemente, sembrava ci fosse stata un’ inversione di tendenza! Di recente ai tribunali le corti provinciali è stata conferita l’autorità giudiziaria in relazione ai casi dei prigionieri politici, anche in quelli con una sentenza di esecuzione capitale. Questi ultimi, in passato, erano di stretta competenza della Corte Suprema. Così, il pubblico ministero di Kamayaran ha contestato la sentenza iniziale, e, a sorpresa, contro la legge iraniana, la sezione numero 4 della Corte d'Appello del Kurdistan ha mutato la sentenza di detenzione a 10 anni in condanna a morte. Infatti, secondo l’ articolo 258 del diritto penale iraniano, le corti d’appello possono solo emettere una sentenza più pesante rispetto a quella inizialmente stabilita se questa è al di sotto del minimo richiesto dalla legge. L’ accusa formulata dal pubblico ministero è quella di “Moharebeh” (nemico di Dio), per la quale è prevista una pena minima di un anno di detenzione. Basterebbe unicamente questo, paragonare i dieci di detenzione inizialmente inflittimi, con la pena minima richiesta per un simile reato, per realizzare quanto assolutamente illegittima ed ingiusta sia la mia condanna a morte.
Prima che la mia sentenza fosse mutata in condanna a morte, sono stato portato dalla prigione di Sanandaj al centro di detenzione del Ministero dell’ Intelligence dove mi è stato chiesto di rilasciare una confessione, falsa, ripreso da una videocamera, nella quale avrei dovuto esprimere pentimento e rimorso per azioni mai commesse e rinnegare ciò in cui credevo. Non mi sono piegato alle loro richieste, non ho ceduto. Mi è stato detto perciò che la mia sentenza sarebbe mutata in una condanna capitale. Sono stati solerti a mantenere la parola data.
Tutti i giudici pronunciano un giuramento solenne: rimanere imparziali in ogni momento, sempre e in tutti i casi: prendere decisioni secondo la legge e null’altro al di fuori della legge. Di quanti giudici di questo paese si può dire che non abbiano infranto questo giuramento rimanendo equi ed imparziali? Si contano sulle dita di una mano. Quando un intero sistema giudiziario ordina arresti, processi, detenzioni e condanne a morte con il semplice gesto della mano di un interrogante incompetente, corrotto, cosa ci si può aspettare dai giudici minori di una provincia che è sempre stata discriminata? Sono le fondamenta stesse della casa ad essere fatiscenti. In rovina.
Durante il mio ultimo incontro in prigione con il pubblico Ministero che aveva emesso l'atto di accusa iniziale, egli stesso ha ammesso che la sentenza era illegittima. Eppure, per la seconda volta, è stato stabilito che si procedesse con la sentenza capitale. Inutile dire che l'insistenza nel sostenere l'esecuzione ad ogni costo è il risultato di pressioni esercitate da gruppi politici e di intelligence al di fuori della magistratura, per i quali la vita o la morte di un prigioniero è una partita giocata sul tavolo degli interessi politici ed economici. Null’ altro vedono se non i propri scopi, i propri illegittimi interessi, anche dinnanzi al diritto di vivere di ogni uomo, un diritto ineliminabile. Non è forse tragicamente inutile aspettarsi da loro il rispetto dei trattati internazionali, quando non rispettano nemmeno le proprie leggi?
Un’ultima parola: se questi uomini al potere, gli oppressori, credono di mettere a tacere con la mia morte la questione curda, si sbagliano. La mia morte e la morte di tanti altri come me non risanerà la ferita, non metterà fine al dolore. Non farà altro che appiccare fiamme su fiamme. Non c’è alcun dubbio che ogni morte è l’inizio di una nuova vita.
Ehsan Fattahian,
Prigione centrale di Sanandaj
Fonte: Human Rights Activists in Iran
Ultimi Aggiornamenti da “The Bridge” #6 (uscita 10 Nov. 2009)
- >>Shadi Sadr riceve il premio Human Rights Tulip
Nel ritirare il premio, la Sadr ha sottolineato quanto sia necessario che la questione dei diritti umani in Iran diventi argomento dei negoziati internazionali accanto alla questione sul nucleare. Inoltre ha rivolto un deciso ed accorato appello ai paesi occidentali - inclusa la stessa Olanda quale nazione che ospita la sede del Tribunale Internazionale per i Crimini contro L’Umanità - affinchè venga istituito un tribunale internazionale che indaghi ed accerti e prenda provvedimenti rispetto alla sistematica violazione di tutti i diritti umani avvenuta in Iran. I crimini commessi e la brutale violenza perpetrata senza soluzione di continuità dalle autorità iraniane deve essere legalmente perseguita, afferma Shadi Sadr.
- >>400 Nuovi detenuti nella prigione di Evin dopo le proteste del 4 Novembre
- >>110 Giornalisti Arrestati in 150 Giorni
“ In meno di 150 giorni, dall’inizio delle proteste seguite alla rielezione di Ahmadinejad avvenuta il 12 giugno, 100 tra giornalisti e blogger sono stati arrestati e 23 sono ancora in prigione” si legge nel rapporto. Inoltre negli ultimi cinque mesi circa 50 giornalisti sono stati costretti a lasciare il paese, mentre quelli che sono rimastati sono sistematicamente sottoposti a minacce e pressioni da parte del regime. Nel rapporto annuale di Reporters sans Frontiéres l’Iran occupa la posizione più bassa tra i 175 paesi considerati rispetto alla libertà di stampa: il paese dove più è rischioso e meno sicuro essere e vivere da giornalisti.
- >>Giovani Donne Arrestate e Trasferite in Luoghi di Detenzione Sconosciuti
- >>109 Arresti secondo il rapporto ufficiale della Polizia iraniana
- >>Un'altra Kahrizak….Cosa accade nel centro di detenzione di Khorin a Varanim?
Desta notevole preoccupazione la situazione di moltissime ragazze e giovani donne arrestate durante le manifestazioni del 4 Novembre e trasferite in luoghi di detenzione sconosciuti, fuori dal raggio di azione di attivisti e supervisori per i diritti umani. Si affaccia l’ipotesi che questi arresti siano stati preventivamente pianificati dalle autorità, vista la repentina smentita da parte delle forze di polizia in merito all’arresto di molte donne. Una smentita che suona ancora più sospettosa se si considera che tra le 100 persone arrestate il 4 novembre la maggioranza di esse è costituita da giovanissime.
Stando a diverse notizie, la maggior parte delle donne arrestate sono state trasferite nella famigerata prigione di Khorin, vicino Varamin, tristemente nota per terribili crimini ed abusi: una seconda Kharizak. Inoltre ad avvallare simili notizie contribuisce il trasferimento di molti detenuti “regolari” di Khorin nella prigione di Evin per far spazio ai nuovi arrivi.
In ultima analisi le preoccupazioni per il trasferimento di manifestanti nel centro di detenzione a Varamin sono state indirettamente confermate da Sohrab Soleymani, capo delle prigioni di Teheran. Mr. Soleymani ha riferito all'agenzia di stampa Mehr, che "Khoreyn" è un centro di detenzione utilizzato esclusivamente per “crimini generici” in cui sono coinvolti unicamente individui “della zona". Ha affermato inoltre che al momento sono registrate 40-50 criminali di sesso femminile nel centro e che nessuno di loro è stato arrestato il 4 novembre.
- >>Le famiglie dei prigionieri politici protestano contro le disumane condizioni delle carceri
La lettera denuncia l’assoluta mancanza delle basilari norme igienico-sanitarie, la mancanza di letti per cui molti detenuti sono costretti a dormire nelle sale della sezione. Le celle sono anguste, consentono meno di mezzo metro quadrato di spazio a ciascun detenuto. Inoltre come se non bastasse, il confinamento nella sezione 8 di Evin, è un ulteriore tentativo di fare pressione psicologica sui detenuti: la sezione in questione è infatti notoriamente destinata a detenuti colpevoli di omicidio o traffico di droga. Dall’inizio delle proteste post elettorali, il regime ha arrestato più di 4.000 persone. Più di temila sono state rilasciate solo su cauzione.
Saturday, September 12, 2009
La nostra vita e la loro vita
Giornalista: Ciao, come stai?
Donna: Ciao, grazie. Sto cercando nella spazzatura. Non ho nessuno che si prende cura di me e i miei tre figli piccoli. Io non sono in grado di provvedere per loro. Quindi cerco di trovare cibo per loro tra questa immondizia.
Giornalista: Non hai qualcuno che vi possa sostenere (economicamente)?
Donna: No caro, chi lo faceva e' scomparso pochi anni fa
Giornalista: Che la sua anima riposi in pace
Donna: Grazie
Giornalista:Sei di questa zona?
Donna: No, Sono da Khorasan (nord dell'Iran)
Giornalista: Quindi abiti qui intorno? Da quanto tempo?
Donna: Ho vissuto in questo paesino per 10-12 anni
Giornalista: qual è il nome di questo villaggio?
Donna: Nasir Aabad
Giornalista:Hai un carrello o un auto per raccogliere la spazzatura? O usi questa borsa?
Donna: uso la borsa per portare tutto via a casa con me.
Giornalista: Quanti figli hai?
Donna: Ho due figlie, una aveva una malattia su un occhio e ha fatto un intervento chirurgico molto tempo fa.
Giornalista: Nessun figli maschi?
Donna: ho due, sono entrambi sposati. Ho avuto 3 figlie. Veniamo qui e cerchiamo tra l'immondizia. Mia figlia mi ha detto un giorno, mamma sono stanca. Sono stufa di questa situazione. Ognuno vive la propria vita e guarda la nostra vita. Le ho detto che questo è il nostro destino. Mia figlia era stanca, ha mangiato qualcosa dopo il digiuno di ramadan e si e' messa seduta accanto al fuoco. Era il 17 di Ramadan. La mia piccola figlia era malata. Sono andata a prendere le medicine. Ho chiesto alla grande di venire con me, mi disse di andare e lei mi avrebbe seguito. Come sono andata via, sono girata ho guardato indietro e ho visto delle grandi fiamme. Io non riuscivo a muovermi ero devastata. Questo signore che sta viene da noi ha cercato di spegnere il fuoco. Lui e' uno straniero, i miei ragazzi lo chiamano zio. Ci aiuta come Lei.
Era stanca, diceva: è questo il modo di vivere la vita, vero? Ho perso la mia figlia proprio così. Si e' suicidata. Diceva, sono stanca mamma. Guarda tutti gli altri, guarda come si vestono e ci guardano. Noi siamo iraniani e siamo qui. Vedi la loro vita e la nostra vita.
Questa non è una vita che stiamo vivendo. La piccola mi chiede di comprare le scarpe, come posso comprarle le scarpe? Sono stata malata negli ultimi due giorni e non ero in grado di venire qui e cercare nell'immondizia. Come posso provvedere per loro e vivere la vita in questo modo?
Giornalista: La vostra casa e' vicina?
Donna: Non e' troppo lontano da qui
Giornalista: Va bene se venissi a casa tua?
Donna: Certo
Giornalista: Ci dispiace disturbarti
Donna: Non è assolutamente un problema!
Giornalista: Cosa riuscite a trovare a mangiare in questa situazione?
Donna: Non molto, pane semplice e patate lesse, uova a volte, o di riso, se gli amici me ne danno un po'.
Giornalista: Pecepisci la pensione di tuo marito?
Donna: No, hanno anche smesso di pagare a noi lavoratori il sussidio mensile per gli ultimi due anni.
Giornalista: Il tuo riscaldamento funziona con l'olio?
Donna: Sì
Giornalista: Compri l'olio di questa zona?
Donna: Sì
Giornalista: Ci sono periodi che rimane senza riscaldamento dalla carenza di combustibile?
Donna: Due notti fa non avevamo l'olio. Ho dovuto vendere l'annello di mia figlia per comprare l'olio.
Thursday, September 3, 2009
Iran – Ultimi Aggiornamenti 2 e 3 Settembre!
- Crisi economica: rischiano il licenziamento molti operai della “Iran Khodro” e della “Iralco”
-“L’ Iran Khodro”, il maggiore produttore di auto in Iran e nel medio-oriente, rischia la bancarotta Il possibile fallimento dell’ “Iran Khodro”, per accumulo di ingenti debiti, causerebbe la perdita del lavoro per molti operai e dipendenti del settore automobilistico. La recessione nel mercato automobilistico, in aggiunta a quella nel mercato immobiliare, innalzerà notevolmente il tasso disoccupazione
-Anche la “Iralco” industria specializzata nella produzione di alluminio, potrebbe chiudere 70 dei suoi stabilimenti entro la fine di ottobre, procurando il licenziamento di molti dei suoi operai che potrebbero perciò unirsi alle manifestazioni di protesta.
-700 nuovi disoccupati per la chiusura della Sand Maker Company.
-La crisi economica sta dunque provocando crescenti malumori nel mondo del lavoro che il regime tenta di mettere a tacere, come dimostra la recente convocazione da parte del Ministero, dell’informazione di tre sindacalisti della Haft Tappeh, che rischiano l’ arresto in caso di mancata comparizione. Si tratta dell’ennesimo attacco nei confronti dei sindacati: il leader del sindacato dei trasporti di Teheran, Mansour Osalou, da settimane detenuto nella prigione di Rajai Shahr nella città di Karzaj, è sottoposto a costanti maltrattamenti ed violenze fisiche e psicologiche, nonostante soffre di complicazioni cardiache.
- Varya Morovati, studente politico, condannato ad un anno di carcere
Varya Morovati, studente universitario a Bijar, è stato condannato in corte d’appello ad un anno di carcere per aver sostenuto i partiti di opposizione.
- Arrestato Rasoul Badaghi, membro della commissione degli insegnati ed attivista per i dirirri umani
Rasoul Badaghi è stato arrestato la scorsa settimana nel suo appartamento. Gli agenti hanno fatto irruzione in casa sua, hanno perquisito e portato molti dei effetti personali. Non si sono informazioni sulle sue condizione e rimane sconosciuto il luogo di detenzione.
- Duri provvedimenti disciplinari per 10 studenti universitari di Tabriz
La commissione disciplinare ha emesso duri provvedimenti per 10 studenti dell’ università di Tabriz: divieto ad utilizzare il dormitorio universitario e sospensione dai corsi. Dall’inizio delle proteste post elettorali la commissione disciplinare ha convocato almeno 30 studenti di Tabriz, sospendendoli dai corsi per 2 semestri e dall’ uso del dormitorio per 2 anni.
- Rivelata l’ identità di un' altra persona morta: Mahmud Raisi Najafi
Mahmud Raisi Najafi, il cui nome non compariva nel bilancio ufficiale dei morti, è l’ennesima vittima che si aggiunge alla lista delle persone uccise durante le proteste post elettorali. Najafi è stato aggredito e picchiato dalle forze dell’ordine ad Azadi Sq. il 15 Giugno. L’agenzia di stampa Saham ha raccolto la testimonianza dei sua moglie, Khadije Haidari su gli eventi di quel giorno. Mahmus Rajafi è rientrato in casa quel giorno del 15 Giugno gravemente ferito e sanguinante. Era stato aggredito e picchiato in strada dalla forze di sicurezza, mentre semplicemente faceva ritorno a casa da Azdi Square. dove nel frattempo agenti armati di bastoni caricavano molti manifestanti. Sebbene egli abbia provato a spiegare loro che non era coinvolto nella manifestazione, è stato ripetutamente picchiato e si è ritrovato privo di sensi in auto, circondato da corpi di persone probabilmente morte o in stato di incoscienza. Quando gli agenti si sono accorti che era ancora vivo lo hanno letteralmente scaricato fuori dall’ auto. Najafi, ferito ed in pessime condizioni, è riuscito a fare ritorno a casa grazie all’ aiuto di alcune persone che lo hanno soccorso. Da quel momento è rimasto in vita per 13 giorni. Era seriamente ferito ma la sua famiglia temeva di incorrere in seri problemi se l’avesse portato in ospedale. Quando le sue condizioni si sono peggiorate e i familiari hanno di ricoverarlo. L’ospedale non aveva posti a sufficienza. La notte del 27 giugno, di ritorno dall’ ospedale, Najafi si è addormentato nella sua casa per l’ultima volta. Non si è più risvegliato.
- Altri Tre Nomi si aggiungono alla lista delle persone uccise negli incidenti post elettorali
Sebbene siano trascorse molte settimane dai gravi incidenti post elettorali, il bilancio dei morti è ancora incerto. Mentre secondo le dichiarazioni ufficiali del regime, i morti sarebbero in totale 29, di cui 20 sarebbero forze Basji, il portavoce della commissione di indagine sulle vittime e i detenuti degli incidenti post elettorali, ha riferito che almeno altri 3 nomi si aggiungono alla lista delle 69 persone morte accertate dalla stessa commissione. Il bilancio delle vittime per ora accertate salirebbe a 72, tra le quali, come afferma il portavoce Syed Alireza Hoseini Beheshti, non compare alcun membro delle forze Basij. Beheshti ha anche invitato il capo delle Guardie Rivoluzionarie ad inviare la loro lista di nomi alla commissione per un confronto.
- Continuano le proteste delle famiglie dei detenuti davanti alla prigione di Evin ed al tribunale
Più di 100 persone si sono radunate ieri 2 settembre davanti al tribunale di Teheran per protestare e chiedere il rilascio dei propri cari con quali non hanno contatti fisici o telefonici da settimane. Sebbene per molti dei prigionieri è stato emesso un verdetto di rilascio su cauzione, non è stato concesso alle famiglie in permesso di visita. Circa 30 persone, la maggior parte le madri dei detenuti, erano invece davanti alla prigione di Evin. Hanno chiesto ancora una volta di poter vedere i propri figli.
- Nessuna notizia Mohammad Sedigh Kaboodvand attivista per i diritti umani in Kurdiastan
Mohammad Sedigh Kaboodvand condannato a 10 anni e mezzo di prigione per aver fondato un associazione che si batte per i diritti umani in Kurdistan, ha trascorso gli ultimi 26 mesi di detenzione ad Evin. Da dievrsi giorni amici e familiari non hanno contatti con lui. Avrebbero dovuto trasferirlo sabato nella prigione di Mahabad, dove al momento non vi è traccia o notizia della sua presenza. L asua famigli è estremamente preoccupata e la sua associazione ha chiesto alle autorità di consentire un contatto telefonico con Mohammad.
Wednesday, September 2, 2009
Iran - Blogging per la Rivolta … Aggiornamenti 31 agosto e 1 settembre!
- Dichiarazione di tre organizzazioni per i diritti umani: Liberate Shiva Nazar Ahari e gli altri attivisti per i diritti umani
- L’ufficio del Coroner: la Morte di Mohesen Ruholamini non è avvenuta per malattia o meningite
- Hamzeh Qalebi , Dr Zabihi e Dr Soleimani sono stati rilasciati, Taha Zabihi resta in prigione
- Il rettore dell’ università di Shiraz rassegna le dimissioni
- Tre studenti attivisti “tagliati fuori” dai master universitari in Azerbaijan
Dopo l'annuncio dei risultati del GMAT in Iran, Behzad Jedi, Ebrahim Shahbazi e Shahram Shoghi, tre studenti attivisti dell’ Azerbaigian che hanno superato la prova d’accesso al master con buoni risultati, non possono accedere di fatto all’università e ai corsi do formazione previsti.
Già negli anni precedenti molti studenti in Azerbaijan sono stati privati dell’ istruzione e della formazione universitaria. Ricordiamo Ebrahim Rashidi, Ghader Kiani, Nader Mah Ghare Bagh, AMin Emami, Samad Pashai, Mehdi Haj Mohammadi e Nahid Babazade
- Rooz online intervista la famiglie dei prigionieri politici: “mancanza di informazioni, richieste esose per le cauzioni, pressioni e maltrattamenti per indurre false confessioni”
- 500 milioni di Toman ( circa 500,000 dollari) per la cauzione di Shiva Nazar Ahari
- Il comandante della Sepah rilascia “stralci “ di confessioni dei prigionieri
- Quasi 50 studenti (uomini e donne) che risiedono nello studentato dell’ università di Teheran, sono stati convocati dalla commissione disciplinare
- L’ ufficio di Karroubi: Mortazavi responsabile per qualsiasi danno o conseguenza spiacevole che le vittime di stupro e le loro famiglie dovranno affrontare
- Dimessi in solo giorno 40 ambasciatori della Repubblica Islamica per aver sostenuto le proteste post elettorali
- Continuano le proteste dei familiari dei detenuti davanti alla prigione di Evin e al tribunale
- Le critiche di Khamenei nei confronti di 2 milioni di studenti universitari laureandi in Lettere
Tuesday, September 1, 2009
Gabinetto di governo al voto: notizie dal Parlamento
- Dopo i discorsi dei parlamentari, Ahmadinejad difende il suo nuovo collegio di ministri
Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha difeso le candidature dei ministri da lui proposte per il nuovo governo dopo aver ricevuto diverse critiche da alcuni parlamentari.
Domenica il presidente Ahmadinejad ha preso per primo la parola in Parlamento illustrando i programmi futuri del suo governo e difendendo i nuovi candidati, da lui designati, per il ministero. Dopo il suo discorso alcuni dei parlamentari hanno colto l’occasione per esprimere le proprie perplessità e critiche sulle candidature proposte dal neo eletto presidente. L’inadeguatezza o la mancanza di esperienza di alcuni neocandidati rispetto al ruolo ministeriale da rivestire, è stata una delle critiche avanzate, oltre al fatto che la scelta di alcuni potenziali ministri sia caduta sui fedelissimi del nuovo presidente.
D’ altro canto ci sono stati interventi anche a favore delle scelte di Ahmadinejad, secondo i quali il nuovo collegio dei ministri sarebbe perfettamente in linea con i principi della Repubblica Islamica.
Ahmadinejad, ripresa la parola, ha nuovamente difeso le sue scelte respingendo tutte le critiche che gli sono state mosse e ribadendo che le candidature sono state dettate unicamente dalla competenza e dai meriti delle persone designate. Ha inoltre difeso la sua decisione di candidare tre donne come ministri sottolineando che la presenza delle donne nella società era stata incoraggiata dallo stesso fondatore della repubblica islamica Khomeini. Ha infine concluso ricordando la necessità di coesione tre il nuovo governo ed il Parlamento per il bene del paese.
Il passo successivo spetta ai 21 candidati: nel corso dei tre giorni di dibattito che seguiranno, presenteranno in Parlamento il loro programma politico per i prossimi quattro anni. Per entrare in carica infatti, i potenziali ministri dovranno ottenere il voto di fiducia del Parlamento e l'approvazione della maggioranza dei rappresentanti.
- Secondo giorno di voto in Parlamento per l’approvazione del nuovo gabinetto di governo
Il Parlamento iraniano ha ripreso il dibattito per il secondo giorno consecutivo sul voto di fiducia per i 10 ministri proposti dal presidente Mahmoud Ahmadinejad
I tre giorni di dibattito in Parlamento per l’approvazione del nuovo collegio di ministri proposto da Ahmadinejad, si è aperto domenica.
La sessione di lunedì, secondo giorno, ha visto i parlamentari impegnati nel voto di fiducia per Mrs. Soussan Keshavarz, candidata a Ministro dell’ Educazione. I pareri espressi contrari alla sua nomina hanno riguardato la mancanza di credenziali e di competenza sufficiente al tipo di carica.
- Terzo giorno di dibattito parlamentare per il nuovo governo di Ahmadinejad
Il terzo ed ultimo giorno di dibattito parlamentare è iniziato martedì. Mercoledì il Parlamento dovrà votare per approvare o meno le 21 candidature ministeriali del nuovo gabinetto di Ahmadinejad.
Martedì, il neocandidato Ministro della Salute, Marzieh Vahid Dastjerdi, una donna, e quello della Difesa Ahmad Vahidi, hanno presentato il rispettivo programma politico al Parlamento.
L'ex ministro della Sanità e membro parlamentare Alireza Marandi, ha difeso la nomina della Dastjerdi "Ha le credenziali necessarie e ha partecipato alla formulazione di proposte sulle questioni connesse al settore della sanità. E’ stata un membro del Parlamento e si propone di ampliare il piano sulla sanità”, ha affermato.
La nomina di Vahidi ha innescato una polemica internazionale, dopo che l'Argentina ha sollevato forti obiezioni alla sua candidatura. L'Argentina ha chiesto l'arresto Vahidi per il suo presunto coinvolgimento nell’ attentato del 1994 a Buenos Aires che ha fatto 85 vittime. Nel 2007, l'Interpol ha formalmente emesso un mandato d'arresto per Vahidi.
La procura argentina sostiene che l'Iran ha orchestrato l'attentato e che ne ha affidato l’esecuzione al gruppo militante libanese Hezbollah
Nessun singolo individuo è mai stato condannato per l'attentato - il più grave attacco terroristico avvenuto in Argentina, che ha la più grande comunità ebraica nel sud America al di fuori degli Stati Uniti.
Ahmadinejad, la cui rielezione il 12 giugno ha scatenato la peggiore crisi nella Repubblica islamica fino a dividere i gruppi clericali del paese, subisce forti pressioni da parte dei suoi sostenitori della linea dura proprio in seguito a varie decisioni politiche prese dopo la sua vittoria elettorale.
Gli analisti sostengono che pur garantendosi il mandato da parte del parlamento sarà un compito arduo per il presidente iraniano gestirlo.
Due minori rischiano l’esecuzione in Iran
Due ragazzi, condannati per reati commessi quando erano minorenni, rischiano l’esecuzione come riferisce il quotidiano iraniano Etemad.
Uno dei ragazzi si chiama Reza, è accusato di omicidio commesso 6 anni prima, quando aveva 16 anni: avrebbe ucciso un coetaneo durante una rissa in strada. Stando alle notizia riportate, un rapporto medico del tribunale ha stabilito che Reza soffre di disturbi psichici. Non ricorda infatti di aver ucciso il suo coetaneo di nome Rahman.
Il secondo ragazzo a rischio di esecuzione, Hossein, è ugualmente accusato di omicidio, commesso 6 anni prima all’età di 16 anni durante una rissa scoppiata in strada. Secondo il suo avvocato, Hossein avrebbe agito per legittima difesa e in ogni caso non ci sono prove sufficienti a dimostrazione che egli sia direttamente responsabile dell’ omicidio.
Entrambe le sentenze sono state approvate dalla corte suprema iraniana e la procedure esecutiva del verdetto è stata avviata. Potrebbero, perciò, essere giustiziati nell’ immediato futuro.
Mahmood Amiry-Moghaddam ha dichiarato: - “a prescindere dai reati commessi da questi due ragazzi, la loro esecuzione è una chiara violazione della convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei bambini e dei minori, la quale di fatto vieta la pena capitale per reati commessi da un minore e che è stata firmata dall’Iran”-.